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Le maioliche artistiche di Giuseppe Magni
di Francesco Pullia •
Resterà aperta fino al 20 maggio 2018, al Palazzo Ducale di Gubbio, la mostra Giuseppe Magni e lo Storicismo, dedicata all’arte della maiolica italiana. Curata da Ettore Sannipoli e organizzata dal Polo Museale dell’Umbria, dalla Fondazione CariPerugia Arte e dall’Associazione Maggio Eugubino, nasce dalla volontà di valorizzare la figura di Giuseppe Magni (Gubbio, 1819 – 1917), orefice, decoratore e miniaturista che ha lasciato una grande produzione e una vera e propria scuola proseguita sino ai nostri giorni.
Sono esposte sessantaquattro opere, di cui trentadue realizzate dall’artista eugubino provenienti in parte dalla sua collezione personale recentemente acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e in parte da collezioni pubbliche e private di Gubbio. Nei piatti e nelle targhe di Magni prevalgono i modelli tipici dell’arte italiana dal Quattrocento all’Ottocento, con speciale predilezione per opere di estrazione classicistica.
Accanto alle sacre raffigurazioni, vi sono soggetti mitologici, allegorici, storicistici e d’ispirazione letteraria. Non mancano ritratti di eugubini illustri. Personalissima e di notevole effetto è poi la scelta dei motivi ornamentali, sempre diversi e di grande ricchezza decorativa: da quelli d’impostazione classicheggiante, ad altri con arabeschi, motivi fitomorfi e geometrici, medaglioni, nastri svolazzanti.
Le altre trentadue opere sono invece state realizzate da fabbriche come Ginori di Doccia, Cantagalli di Firenze, Achille Farina di Faenza, Angelo Minghetti di Bologna, Molaroni di Pesaro, Pio Fabri di Roma.
Sin dalla prima giovinezza, Giuseppe Magni (Gubbio 1819 – ivi 1917) si dedica alle arti. Dopo avere frequentato le scuole tecniche eugubine, si reca a Perugia per imparare l’arte dell’oreficeria e frequentare saltuariamente l’Accademia di Belle Arti.
Tornato a Gubbio, intraprende la professione di orefice e inizia a decorare ceramiche per la società Fabbri-Carocci. Nel 1862 ottiene l’incarico di maestro di disegno nelle scuole tecniche comunali che svolgerà per trentacinque anni, formando intere generazioni. Nel frattempo, fino al 1880, si dedica continua alla gioielleria e all’oreficeria.
S’impegna anche nel campo della miniatura e della decorazione ceramica, prima con Giovanni Spinaci (1869) e poi autonomamente o in collaborazione con il fabrianese Cesare Miliani.
Prevalentemente influenzato da un gusto eclettico, con particolare predilezione per il neo-rinascimentale, non disdegna anche il ricorso alla fotografia. Dopo aver lasciato l’insegnamento si concentra fino agli ultimi anni di vita sulla pittura della maiolica. La corrente ceramistica dello “Storicismo”, in cui viene fatto rientrare, si caratterizza per la ripresa, in modo del tutto originale e non senza sperimentalismi, dei motivi decorativi e delle tecniche produttive della tradizione classico-rinascimentale.